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martedì 12 gennaio 2010

Le avventure di Isidoro alle prese con la deriva capitalista

Cari amici lettori, nelle vicende della nostra attualità, oggi spicca prevalentemente quella di Rosarno. Una orribile onda buia su tutta l'umanità. Nei vari dibattiti politici, ognuno cerca di avvalorare le proprie teorie, chi dice di spedirli indietro, chi dice che la colpa è dell'europa, chi dice che è stato gheddafi, adesso è colpa della ndrangheta... Io so solo che ho visto persone disposte ad accettare condizioni di vita disumane pur di sopravvivere. Persone trattate veramente come animali, prese a fucilate, gente che a fatica ha fuggito la propria melma, e che sistematicamente là viene rimandata... Orbene amici, ci fu un uomo duemila anni fa che con tutta la sua famiglia venne discriminato e scacciato dalla terra di Israele, lo stesso del crocifisso, quel crocifisso tanto voluto nelle scuole proprio da coloro che per primi cacciano gli immigrati. I migliori si sentono tolleranti per aver donato loro i propri avanzi, per avergli permesso di dormire nella stalla... insieme al bue e all'asinello. Ma dove stiamo andando a finire? Ma soprattutto come possiamo risolvere un problema di questa portata? Gira e rigira ci ritroviamo nuovamente a vedere dei tentativi di soluzione assolutamente illusori e posticci spostando il problema nel futuro che in seguito ce lo renderà dieci volte tanto. La crisi, l'inquinamento, il razzismo, la violenza, la disonestà, a mio modo di vedere sono tutti rami della stessa pianta, una pianta infestane e negativa. Come ben sanno tutti coloro che si occupano di giardinaggio, se si taglia un ramo da un albero se ne genereranno col tempo non uno ma vari nuovi. Ecco oggi si tende a trattare le questioni tagliando i rami man mano che danno fastidio e sistematicamente zàchete eccone di nuovi... più tagli e più rami crescono. Io a questo punto credo che la cosa migliore da fare sia strappare la pianta e magari sostituirla con un'altra nuova che possa dare frutti utili all'umanità. Avete capito di che pianta si tratta? è ovvio no, è quella del consumismo e del capitalismo, del danaro e del potere personale. Io capisco che quest'albero non è facile da strappare e che forse è utopico pensarlo. Credo anche che sia doveroso per la classe dirigente ammettere a se stessa e al popolo elettore che è di questa pianta che si parla. "Uè Isidoro... qui la cosa più utopica è proprio questo tuo ultimo concetto, credi proprio che la classe dirigente sia disposta a rinunciare ai suoi ladrocini ed ai suoi privilegi?" Purtroppo so benissimo che non sarà così, tuttavia invito voi lettori a fare una riflesione in questo senso. Con questo colgo l'occasione per rilanciare l'idea politica del P.A.M.M. Non rendiamoci complici di questi misfatti umani, accettare passivamente la vita così com'è un po' ci rende tali.  

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