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giovedì 17 febbraio 2011

Il posto delle cose che non hanno un posto

Tutti hanno in casa (o almeno chi ha una casa) un cassetto in più, quello che apparentemente non sai che fartene ma toglierlo e farne legna da ardere è brutto... C'è un cassetto per le posate, uno per i fazzoletti, uno per gli utensili o che so io... Tutti trovano il loro posto nell'ordine generale, tutti tranne uno. Non è che uno debba averlo per forza, o voglia averlo. È che ce l'ha e basta. E allora quello diventa il posto delle cose che non hanno un posto. Ci metti di tutto: forbici, fogli vaganti, biglietti con numeri di persone che non ricordi chi siano, ricette, viti, chiodi, puntine storte, mollette da bucato che quando sei fuori a stendere stai certo che te mancano proprio due... Sacchetti di carta che immancabilmente cadono nel cassetto sottostante, tappi di sughero, tappi a vite, tappi a corona che non li puoi più usare e allora cosa li tieni a fare?! Colori, biro che non hanno più una goccia d'inchiostro ma non si sa mai... Biro senza molla che alla terza lettera che scrivi la punta si ritira nel suo guscio ma tu non molli... Elastici, graffette, accendini, braccialetti, improbabili tagliakiwi, ruote di macchinine, braccia di bambole, code di cavalli di plastica, colla che un giorno imprecisato userai per ripararli... Pezzi dalle forme insolite che sicuramente appartengono a un tutto organico, ma al momento non riesci a capire... E quando  lo capisci è sempre troppo tardi... O hai già buttato quel tutto perchè ne mancava un pezzo, o, rassegnato, finisci per buttare il pezzo e allora salta fuori il suo tutto... Orecchini spaiati, taglierini, agendine del 1997, ricettari esotici e ricettari della nonna, che tanto poi fai sempre pastasciutta... Ritagli di giornale, bottoni, monete, candele, rotoli di stagnola, caramelle, temperini... Insomma in ogni casa salta fuori (da dove non ci è dato saperlo, è uno dei misteri dell'Universo) qualcosa che non sai dove va, e allora lo metti lì, provvisoriamente, perchè non hai tempo nè voglia di trovargli un altro posto... E quel cassetto diventa un coacervo di cose, oggetti, attrezzi, per lo più cianfrusaglie, qualcosa di utile, qualcos altro indispensabile... Tutti ammucchiati e ingarbugliati l'un l'altro... Poi arriva un giorno (perchè arriva sempre quel giorno) in cui ti serve assolutamente una cosa e dopo averla cercata ovunque pensi che potrebbe essere lì. Apri il cassetto e lui... Non si apre! Qualcosa si è incastrato... Provi a chiudere e riaprire per diverse volte, ma ha un gioco di pochi millimetri e da lì non si schioda. Il cassetto si è finalmente ribellato. "Cazzo, e per chi mi hai preso?!" Probabilmente si aspettava una funzione più nobile, magari sperava di diventare il cassetto in cui nascondere la formula alchemica per trasformare il vile metallo in oro... E così arriva il giorno della nemesi. Provi ad entrare col mignolo, non avendo a disposizione un dito più piccolo, ma l'apertura è troppo sottile. Al che prendi un coltello e cominci a sgargiare (termine aulico che in dialetto camuno assume svariati significati) con la lama... Dopo avere sudato almeno 83 camicie e aver accumulato una tale energia nervosa da poter uccidere chiunque entri nel tuo campo d'azione, il cassetto, rassegnato al fatto che sarà impossibile liberarsi da tutto ciò che gli è stato messo dentro, si apre, rigettandoti addosso gran parte del suo contenuto... Se vi sentite come quel cassetto, pieni di idee, convinzioni, opinioni, pensieri, saperi che non vengono da voi, ma vi sono stati inculcati e non sapete nemmeno quando e da chi... bè, è ora di fare un pò d'ordine amici miei... Ciao, alla prossima!!

1 commento:

  1. Un racconto bello, simpatico e molto veritiero: anche da noi ognuno ha un proprio cassetto con quelle identiche funzioni!
    In quanto alla morale della storia, beh...è meglio prevenire...e non lasciarsi inculcare nella mente le "cianfrusaglie" degli altri perchè poi, con il passar del tempo magari risulta difficile fare ordine, meglio fare molta attenzione e selezionare prima.
    Ciao.

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